Con la intesa stipulata il 30 novembre tra Governo ed organizzazioni sindacali si rende possibile l’avvio del rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro, che sono fermi dalla fine del 2009: il documento si caratterizza inoltre per lo “scambio” tra l’impegno alla valorizzazione dei contratti collettivi e l’adesione alla riforma del pubblico impiego. Si deve inoltre sottolineare che si assumono impegni per il superamento del precariato nel pubblico impiego.

Come tempistica, si deve ritenere che la contrattazione collettiva e la riforma del lavoro pubblico di cui alla legge n. 124/2015 debbano procedere insieme, per cui è possibile ipotizzare che per la metà del 2017 dovremmo avere la riforma del D.Lgs. n. 165/2001 e che la contrattazione collettiva nazionale di lavoro del triennio 2016/2018 sia a buon punto.

Il documento contiene l’impegno a che siano erogati aumenti “non inferiori a 85€ mensili medi”. Tali incrementi sono previsti anche per le amministrazioni pubbliche non statali. Questi aumenti devono valorizzare “prioritariamente i livelli retributivi che più hanno sofferto la crisi economica ,, ed evitare penalizzazioni indirette prodotte dagli aumenti contrattuali sugli incrementi” dei cd 80 euro mensili. Viene previsto inoltre l’impegno alla riduzione della “forbice retributiva”.

Si dà corso alla valorizzazione della contrattazione collettiva: nell’esercizio della delega di cui alla legge 124/2015, cd riforma Madia, per la riforma del lavoro pubblico, occorre dare corso al “riequlibrio, a favore della contrattazione, del rapporto tra le fonti che disciplinano il rapporto di lavoro .. per una ripartizione efficace ed equa delle materia di competenza e degli ambiti di azione della legge e del contratto .. privilegiando la fonte contrattuale quale luogo naturale per la disciplina del rapporto di lavoro, dei diritti e delle garanzie dei lavoratori, nonché degli aspetti organizzativi a questi direttamente pertinenti”. Viene assunto l’impegno alla revisione della possibilità per le amministrazioni di dare corso a scelte unilaterali in luogo della contrattazione collettiva, cioè alla riforma “dell’articolo 40, comma 3 ter, del D.Lgs. n. 165/2001”.
Viene assunto l’impegno alla adozione di “nuovi sistemi di valutazione che garantiscano una adeguata valorizzazione delle professionalità e delle competenze e che misurino e valorizzino i differenti apporti individuali all’organizzazione”.
Ed ancora a “modificare e semplificare l’attuale sistema dei fondi di contrattazione di II° livello al fine di consentire l’utilizzo pieno di strumenti e risorse, in coerenza con le finalità” della intesa.

Vengono inoltre assunti gli impegni per la verifica della “misurazione e monitoraggio dei fabbisogni di personale .. e contribuire alla eliminazione di forme di precariato nelle amministrazioni”, anche “attraverso l’esercizio della delega prevista dalla legge 124/2015 .. e riduzione delle forme di lavoro flessibile utilizzabili dalle PA e in tema di modalità di utilizzazione” ed il “rinnovo dei contratti precari con la pubblica amministrazione, attualmente in essere e di prossima scadenza, in vista di una definitiva regolamentazione da realizzarsi con la riforma del testo unico del pubblico impiego”.