La circolare che i ministri per la pubblica amministrazione e del lavoro e delle politiche
sociali hanno varato lo scorso 5 gennaio si apre ricordando che a partire dallo scorso 15
ottobre si applica la previsione per cui “la modalità ordinaria di svolgimento della
prestazione lavorativa nelle amministrazioni pubbliche è quella svolta in presenza”.
Viene subito sottolineato che “una delle principali caratteristiche della disciplina oggi
vigente per il lavoro agile nella pubblica amministrazione è la flessibilità”, fermo restando il
vincolo a mantenere “invariati i servizi resi all’utenza”.
Una importante indicazione operativa è la seguente: “ogni amministrazione può
programmare il lavoro agile con una rotazione del personale settimanale, mensile o
plurimensile con ampia flessibilità, anche modulandolo, come necessario in questo
particolare momento, sulla base dell’andamento dei contagi, tenuto conto che la
prevalenza del lavoro in presenza indicata nelle linee guida potrà essere raggiunta anche
nella media della programmazione plurimensile. In sintesi, ciascuna amministrazione può
equilibrare il rapporto lavoro in presenza/lavoro agile secondo le modalità organizzative
più congeniali alla propria situazione, tenendo conto dell’andamento epidemiologico nel
breve e nel medio periodo, e delle contingenze che possono riguardare i propri dipendenti
(come nel caso di quarantene breve da contatti con soggetti postivi al coronavirus)”.
Quindi, dando corso attualmente alla utilizzazione in modo molto ampio del lavoro agile e
prevedendo lo svolgimento delle attività esclusivamente o prevalentemente in presenza
non appena la curva dei contagi sarà diminuita.
La circolare ricorda, concludendo sulle PA, la possibilità per tutti gli enti di “avvalersi dei
mobility manager aziendali, che dovranno operare in raccordo con gli enti locali e dare
corso alla “elaborazione dei Piani degli spostamenti casa-lavoro (PSCL)”.