In tutti gli enti vi è la necessità di rivedere i codici di comportamento integrativi soprattutto
per la prevenzione dei conflitti di interesse, per i rapporti col pubblico; per la correttezza
ed il buon andamento del servizio, per la collaborazione attiva dei dipendenti e degli altri
soggetti cui si applica il codice per prevenire fenomeni di corruzione e di
malamministrazione, per il comportamento nei rapporti privati.

E’ questa la principale indicazione fornita dall’Anac sui codici di comportamento nella deliberazione n. 177/2020.
Oltre a tutti i dipendenti, compresi dirigenti e segretari, i codici di comportamento si
applicano anche a “coloro che, pur estranei alla PA, sono titolari di un rapporto di qualsiasi
tipo e a qualsiasi titolo con essa, cui il codice si applica nei limiti della compatibilità”. Essi
sono in primo luogo i collaboratori e consulenti esterni nonché i collaboratori delle imprese
fornitrici, estensione che richiede l’adozione di una specifica previsione da parte dell’ente
nel codice e l’inserimento di tale clausola nei contratti di collaborazione. Ed inoltre si
devono ricordare “i titolari di incarichi negli uffici di diretta collaborazione delle autorità
politiche”, introducendo questa previsione negli atti di conferimento di tali incarichi. Queste
disposizioni non si applicano ai componenti degli organi politici.
E’ opportuno che gli enti “valorizzino una procedura di formazione progressiva che
conduca all’adozione definitiva del codice in modo graduale”. Il che vuol dire, ad
esempio, predisporre ed approvare una bozza da sottoporre ad una ampia consultazione,
in particolare con i dipendenti ed i sindacati e con gli stakeholders.
Nella redazione del documento viene suggerito che applicare la tecnica della
formulazione “in positivo, vale a dire con indicazione di quello che il destinatario fa o deve
fare, sia preferibile ad una formulazione in negativo”.
Ci viene inoltre ricordato che “comunicare i contenuti del codice e aumentare nei
destinatari la consapevolezza delle disposizioni in esso contenute, attraverso una
formazione costante, è parte di una strategia complessiva in materia di integrità che le
amministrazioni dovrebbero attuare per assicurare che il dipendente pubblico sia posto
nella condizione di affrontare le questioni etiche che insorgono nello svolgimento delle
funzioni affidate”.